Il timetable mondiale del trasporto merci via mare è impazzito. Tra navi bloccate in attesa di ormeggiare (fino a 700 solo davanti al porto di Shanghai), viaggi cancellati e da riprogrammare, rotte rivoluzionate, noli carissimi e introvabili, ormai i container si muovono con ritardi impressionanti. L’ultima rilevazione del secondo trimestre di quest’anno parla di un ritardo medio di 81 giorni sui tempi programmati di consegna dall’Asia all’Europa, ma le previsioni per il terzo trimestre paventano una soglia vicina ai 100 giorni.
Questa situazione, provocata dai contagi Covid nei principali porti e dalla chiusura di quelli del Mar Nero per la guerra in Ucraina, ha spinto diversi produttori e compagnie logistiche a scegliere la “deglobalizzazione”, o “reshoring”, ossia le aziende lasciano l’Asia e riportano le fabbriche vicino ai mercati di vendita così che le rotte del trasporto marittimo merci si accorcino, riducendo i tempi e i costi.
In questo contesto, il Mediterraneo appare essere sempre più centrale nelle dinamiche dell’economia globale: il 20% del traffico marittimo e il 27% di quello container passa dal Mediterraneo, che rappresenta solo l’1% della superficie dei mari.
Il Mediterraneo è l’area con le maggiori previsioni di crescita della movimentazione merci via container: fino a +4,1 per l’Est Med e +3,6% per il Nord Africa fino al 2026, contro una media mondiale del +3,1%.
In forte crescita soprattutto le rotte regionali rispetto a quelle globali.